renata Admin
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| Titolo: Lettera dalla prigione Dom 29 Mag 2011, 18:18 | |
| Non ci conosciamo, non ci siamo mai visti. So che sei molto occupato e che hai un sacco di cose da fare, ma vorrei che mi concedessi qualche istante, ho qualcosa da raccontarti.
Mi hanno separato da mia madre poco tempo dopo la mia nascita. Degli “psicologi” mi hanno rinchiusa in un “pozzo della disperazione”: un cilindro alto e stretto di metallo in cui mi hanno lasciato per 45 giorni. Sono rimasta lì da sola, tutta raggomitolata, col braccio intorno al corpo…gli psicologi volevano arrivare a delle conclusioni sull’impotenza e la disperazione che caratterizzano la depressione umana. Mi hanno rinchiusa con una finta mamma (madre sostitutiva), che prendevo lo stesso fra le braccia, per sentirmi meno sola…ma, ogni tanto, senza preavviso, la mia finta mamma mi lanciava delle scariche (choc elettrici). Allora, mi allontanavo per proteggermi, piangendo…e aspettavo nel mio angolino che il formicolio sparisse prima di appallottolarmi di nuovo nelle sue braccia. Gli psicologi volevano trarre delle conclusioni sul comportamento di un bambino in situazione di rigetto materno.
Certo, so che molta gente sulla Terra vive grandi sofferenze; per esempio, dei bambini sono separati dalle loro madri, delle donne vengono picchiate, i nonni vengono abbandonati, molte persone sono vittime della guerra!…e quello che voglio dire non toglie nulla alle loro pene.
Ma mi fa bene parlarti di me… Mi hanno fatto correre per molto tempo in una ruota, come quella degli scoiattoli, sai, dovevo imparare a correre a una certa velocità e non di meno…se non andavo abbastanza veloce mi somministravano delle scosse elettriche. Poi mi hanno somministrato dei prodotti tossici e delle dosi di irradiamento radioattivo, mi ha fatto star male, ho vomitato. Allora ho smesso di correre…mi davano delle scosse elettriche più forti…allora ricominciavo a correre nel mio vomito…tanto quanto ho potuto, tutto perchè gli scienziati potessero tirare le loro conclusioni sugli effetti delle radiazioni sulla capacità di lavoro.
Mi hanno messo una scatola di metallo sulla testa e ci hanno picchiato sopra con il martello per causarmi dei traumi cranici e esaminare lo stato dei miei riflessi dopo questa tortura. Altri colpi di martello erano necessari per togliermi quell’inferno di metallo… I ricercatori volevano sapere in che stato si trovassero i riflessi umani dopo aver subìto un trauma cranico.
Molti membri della nostra famiglia sono massacrati così inutilmente e con crudeltà. Tutto questo nell’indifferenza più totale.
Ecco, volevo solo dirtelo, perchè tu sapessi…perchè questi martìri cessino un giorno…un po’ grazie a te. Mi ha fatto bene raccontarti la mia miseria e quella di tante altre piccole scimmie. Potrei continuare a raccontarti le torture che ci sono inflitte…la lista è lunga. Fortunatamente alcuni di noi hanno la fortuna di vivere in paesi in pace con la natura, con la loro famiglia. Sembra che sia molto bella la natura…sono contenta per loro. Ho comunque buone speranze per l’avvenire…queste parole sono nelle tue mani, nel tuo cuore, e non c’è posto migliore per me, piccola scimmia di laboratorio!
Grazie di avermi letto fino alla fine.
Se ami le scimmiette come me e gli altri animali, per favore, tu e i tuoi cari non rimanete in silenzio. Fate sentire la nostra voce silenziosa a tutto il mondo. Protestate per noi. Ridateci una vita.
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